Se stai transitando su questa pagina, sappi che questo post non finirà prima di 2000 battute.
Te lo dico già da ora, così puoi scegliere subito se sbuffare e allontanarti o se cliccare su altro e continuare a leggere.
È così, prendere o lasciare.
Se per lavoro devo snellire, costringere, utilizzare le parole al servizio di finalità altrui, qui le lascio libere di muoversi a piacimento, con il solo fine di raccontare e condividere quello che mi transita nella capoccia. E poi non posso farci niente, la lunghezza mi intriga (3…2…1 li sento tutti i vostri sghignazzamenti!)
Non la trovo noiosa a priori.
Per me lo è molto di più l’obbligo della brevità: quella in cui non c’è spazio per subordinate, congiuntivi e periodi complessi.
Chiaro che non mi riferisco alla brevità che illumina l’immenso, ma a quella che nella frenesia della conta dei caratteri, insieme alle battute si perde pure i pensieri.
Non c’è niente da fare: sarà che sto invecchiando, ma l’imperativo del “sii breve, sii veloce” – dove non professionalmente richiesto e dovuto – mi trova recalcitrante come un mulo da soma.
Quindi, laddove posso, scelgo la lunghezza.
Mi piacciono i post lunghi – quelli degli altri, intendo – in cui scorgo narrazioni. Li leggo affidando loro la porzione di tempo necessaria per coinvolgermi, incuriosirmi, pormi domande, tenermi appesa, rispondermi e poi lasciarmi soddisfatta.
I post telegrafici, ahimè, sono per me come la versione mignon dei cornetti: finiscono sempre dopo troppo pochi morsi.
Mastico a lungo, perché mi piace assaporare quello che mangio, a partire da come compongo il boccone sulla forchetta: l’incrociarsi delle posate nel togliere, sminuzzare, comporre i cibi nel piatto, ha su di me lo stesso effetto calmante del “togli la cera, metti la cera” del maestro Miyagi di Karate Kid.
Ho una predilezione per le persone anziane, quelle dalle vite lunghe e dalle tante storie.
E infine, mi piace il silenzio delle notti lunghe in cui trovano spazio letture, netflix e post lunghi e inutili come questo di 2053 caratteri, spazi inclusi.
Questo articolo di Nico Vulpix non sintetizza, bensì (finalmente!) si rilassa senza contare le parole. Ama lo scorgere di narrazioni, scorci e suggestioni molto care a Storieria.
Grazie Nicoletta! 🙂